I Nirvana sono stati considerati da molti uno dei gruppi più influenti degli anni Novanta. Con i loro successi, essi hanno scosso la loro generazione in più modi. Prima con la loro musica, e infine con il suicidio del loro leader, Kurt Cobain. Nel 1994, la rivista Rolling Stone nominò i Nirvana «artisti dell'anno». La stessa rivista definì il loro brano Teen Spirit l'«inno nazionale del grunge» 2.
La rivista Spin classificò i Nirvana al vertice delle «dieci band più interessanti» del decennio 1985-1995. Lo scrittore e giornalista Chuck Crisafulli dichiarò che «Teen Spirit ha salvato il rock'n'roll» 3. Christopher Sandford, autore di una biografia sulla vita di Kurt Cobain, il leader e cantante-chitarrista del gruppo, ha dichiarato a riguardo dell'album dei Nirvana Nevermind (Geffen Records 1991):
«Nevermind sarà in lizza come l'album migliore del decennio [...]. Esso ha trascinato di fatto e all'improvviso il rock alternativo nella corrente principale [...]. L'effusione di encomi nei confronti di questo album è stata paragonata dal Times alla beatlemania» 4.
cover nevermind
Come la beatlemania degli anni '60, la nirvanamania è caduta come una bomba atomica sulla scena musicale degli anni '90 in Europa e negli Stati Uniti, grazie soprattutto allo spirito creativo di Kurt Cobain. Quest'ultimo è stato descritto come il «principe del grunge e il portavoce inconsapevole di una generazione» e il vero «inventore di quello che è divenuto lo stile di vita grunge» 5.
Siamo convinti che molti fatti dimostrano che Kurt Cobain ha fortemente influenzato le masse giovanili negli anni '90 ad adottare lo stile di vita grunge-alternativo. Non è affatto necessario studiare profondamente la vita di Kurt Cobain per constatare che lo spirito che lo ha ispirato non era lo Spirito di Dio. Detto questo, diciamo che esaminare la vita di Kurt Cobain è come scoperchiare una fogna. Al di là di tutto il fascino e la fama associati all'essere una «stella» del rock, la vita di Cobain fu un condensato di assoluta disperazione.
Cobain, il satanista
Come un vero membro del club dei cuori solitari, il forte senso di rifiuto che Cobain si trascinava fin dall'infanzia alimentò il suo insaziabile desiderio di essere accettato. Cobain è stato descritto come «la figura malaticcia e sottosviluppata di un giovane scelto nel mucchio» 6. In Cobain, il desiderio di essere rispettato e accettato era così forte che avrebbe venduto l'anima al diavolo pur di raggiungere la fama. Tanto per cominciare, Kurt Cobain non si fece scrupoli quando affermò pubblicamente che la sua mèta precisa era di «essere fatto di droghe e di adorare Satana» 7.
Il culto a Satana di Cobain si manifestò in molti modi. Come ogni altro satanista, Cobain aveva una propensione per la profanazione delle chiese. Cobain, insieme al suo bassista Krist Novoselic, imbrattò le mura di una chiesa con la scritta «God is gay» 8. Secondo Rolling Stone, Cobain avrebbe imbrattato la facciata di una banca con la scritta «homosexual rules» («potere agli omosessuali»). La stessa rivista ha riportato che tra gli altri graffiti preferiti c'era anche «abort Christ» («abortisci Cristo») 9. Oltre ad imbrattare i muri di una chiesa con asserzioni blasfeme contro Dio, Cobain scontento del testo di una canzone che aveva scritto, «prese i fogli e li bruciò nel portico della Open Bible Church» 10. Oltre questo, Sandford scrive:
«Fu dopo la distruzione non solo di una bacheca in legno, ma anche di un pregiato crocifisso e di altri manufatti, che qualcuno chiamò la polizia del secondo distretto suggerendo che in futuro sarebbe stato meglio diradare le presenze di Cobain ad Aberdeen» 11.
Cobain «decorò» il suo appartamento, come egli stesso spiegò, «con bambole di bambini appese per il collo e ricoperte di sangue» 12.
Rolling Stone riportò inoltre che «Cobain confezionò una bambola dall'aspetto satanico e l'appese con un cappio dalla sua finestra» 13. Il fatto che Cobain venisse considerato come una specie di eroe nazionale o addirittura internazionale illustra alla perfezione le profondità di depravazione in cui sono sprofondati i cuori di tanti giovani. Se Cobain ha potuto influenzare alcuni fans con i suoi graffiti sulle chiese, fu soprattutto attraverso la sua musica che milioni di persone sono state influenzate dagli spiriti malvagi che lo hanno usato come una pedina all'interno di un gioco molto più grande.
Il coinvolgimento di Cobain nella magia nera e nella stregoneria aumentò a tal punto che Cobain iniziò a lanciare incantesimi pur di vedere realizzata la sua volontà 14. L'interesse di Cobain per l'occulto lo portò ad entrare in contatto con l'occultista William S. Burroughs (1914-1997). Nella sua biografia dei Led Zeppelin Hammer of the Gods, Stephen Davis paragona Burroughs al mago nero inglese Aleister Crowley (1875-1947) affermando:
«Come Crowley, Burroughs era un Lucifero umano, cortese e geniale, un mago moderno, un leggendario tossicodipendente e un artista la cui influenza si estese ben oltre la letteratura, la musica, la pittura e il cinema» 15.
Burroughs era un intimo anche di Jimmy Page degli Zeppelin e, ironia della sorte, fu Burroughs che per primo battezzò il rock duro con il termine heavy metal 16. Burroughs affermava di essere divenuto un posseduto demoniaco dopo avere ucciso la moglie. Cobain sperava nella collaborazione di Burroughs per la realizzazione di un suo progetto musicale 17. Più tardi, in un'intervista a Rolling Stone, Cobain sottolineò come uno dei momenti più luminosi della sua vita fu «l'incontro con William Burroughs e incidere un disco con lui» 18. Tale era l'influsso di Burroughs su Cobain che «William S. Burroughs ricevette "un ringraziamento speciale" sulla cover di In Utero per essere stato un'inspirazione teneramente curata per Cobain» 19.
Oltre che da William Burroughs, Cobain era ossessionato da Anton Szandor LaVey (1930-1997), il fondatore della Church of Satan e l'autore della Satanic Bible (1969) 20. Cobain era così preso dal satanista LaVey da cercare di convincerlo a suonare il violoncello per l'album Nevermind! Il coinvolgimento di Cobain nella stregoneria e nel satanismo proietta un fascio di luce sulla sua fonte d'ispirazione e sulla misteriosa abilità che aveva nel creare melodie seducenti e allettanti che adescavano freneticamente i fans dei Nirvana. Cobain è stato descritto come una persona che si «imbatteva in melodie attraverso modalità che nemmeno lui capiva pienamente» 21.
Nell'occulto, questo fenomeno è conosciuto come «scrittura automatica», ed è un processo in cui entità demoniache comunicano versi poetici o testi musicali ad un essere umano allo scopo di influenzare negativamente la società. Questo è certamente ciò che accadeva attraverso Cobain, il volenteroso e contorto medium utilizzato dalle forze sataniche. Anche il leggendario chitarrista Chuck Berry esclamò: «Egli aveva un tale tocco che molti chitarristi sarebbero disposti ad uccidere pur di averlo» 22. Nel caso di Cobain sarebbe più appropriato parlare di vendere l'anima che di «uccidere»...
Cobain, il tossicodipendente
Probabilmente, l'infatuazione di Cobain per Burroughs andava oltre il suo coinvolgimento nell'occulto ed era in parte dovuta alla notoria tossicodipendenza di Burroughs. Cobain aveva un amore speciale per le droghe. L'eroina era una delle sue sostanze preferite. La rivista BAM ha notato che spesso non solo Cobain sembrava mezzo addormentato e aveva dei vuoti mentre parlava, ma anche che «le pupille sbarrate, le guance scavate e la pelle giallastra e desquamata suggerivano qualcosa di più grave della stanchezza» 23. Probabilmente, se Cobain non avesse posto fine alla sua vita con un colpo di fucile da caccia alla testa, sarebbe morto per un'overdose di eroina. Dopo la sua morte, il rapporto tossicologico confermò che «nel suo sangue, oltre a tracce di Valium, c'erano 1,52 milligrammi di droga (eroina), tre volte la dose che normalmente è fatale» 24.
Nick Kent ha dichiarato che quei «problemi di stomaco stranamente non diagnosticabili» che Cobain aveva accusato erano «quasi certamente» il risultato di anni di abuso di droghe:
«Gli anni che egli spese maltrattando le proprie interiora con ogni tipo di pillole antidolorifiche annacquate con la codeina della peggior specie, e con farmaci per le infezioni delle vie aeree, sono fra i motivi più plausibili per cui le sue povere viscere dolevano così incessantemente» 25.
Per potersi permettere le sue abitudini alla droga, Cobain «o si prostituiva agli emarginati in Heron Street o quanto meno ricorreva a barattare il proprio corpo per soddisfare le sue esigenze da tossicodipendente» 26.
Cobain, l'omosessuale
Cobain stesso ammise: «Sono definitivamente e spiritualmente gay». Oppure: «Probabilmente, potrei essere bisessuale». E confidò ad un amico intimo che aveva «fatto sesso con tre o quattro uomini» 27. La vedova, Courtney Love, rivelò che le sue scappatelle omosessuali erano andate ben oltre i tre o quattro uomini, e disse che Cobain «si era fatto metà dei ragazzi di Seattle» 28.
Cobain utilizzava la sua fama come un palcoscenico per mettere in mostra la sua perversione e influenzare gli altri. Non solo diede pubblicamente un bacio alla francese al suo bassista durante la trasmissione televisiva Saturday Night Live, ma sbandierò anche la sua propensione per il travestitismo. Cobain portava con sè alcune immagini pornografiche che ritraevano donne in varie pose con animali e metteva spesso in mostra un comportamento così deviante e grottesco che tralasciamo per decenza.
Il cuore omicida di Cobain e l'occulto
Cobain aveva un ego enorme, anche per una star del rock. Afferma Sandford nella sua già citata biografia: «Nessuno nel mondo del'arte è esente dall'accusa di egotismo e di vanità, ma quando si parla di Cobain il fetore sovrasta qualsiasi altra cosa» 29. Mentre Cobain disse più volte di trovarsi a disagio con tutta la fama che aveva accumulato, Nick Kent ha affermato:
«Voglio dire, questo ragazzo aveva fatto tutto per poter diventare una rockstar da quando aveva due anni [...]. Egli ha sempre detto di odiare tutta l'attenzione con cui la fama lo presentava, ma la prima cosa che fece dopo il primo disco di platino fu sposare Courtney Love, una ragazza che impudicamente aveva attratto la sua attenzione come una calamita trae a sè le piccole biglie» 30.
Tale era l'enormità dell'ego di Cobain che era pronto a scagliarsi contro chiunque gli avesse posto domande a questo riguardo. Cobain voleva ammazzare una giornalista, Lynn Hirschberg, che aveva parlato sfavorevolmente di sua moglie su Vanity Fair, parlando del presunto uso di cocaina mentre era incinta. Cobain lanciò minacce criminali: «Ammazzerò questa donna con le mie mani. La accoltellerò a morte. Per prima cosa, prenderò il suo cane e lo sbudellerò davanti a lei, poi le farò la festa e la pugnalerò a morte» 31. Cobain non riuscì mai ad uccidere la Hirschberg con le sue mani, ma continuò ad alimentare il suo odio criminale verso di lei fino alla fine della sua vita. Infatti, anziché ucciderla con le proprie mani, Cobain cercò di farlo evocando le forze di Satana tramite la magia nera. Spiega Sandford:
«Poco prima della sua morte, Cobain si immerse in calcoli elaborati, con l'aiuto di un libro sui numeri magici, per determinare una formula per scagliare una "maledizione contro la puttana"» 32.
Cobain, l'uomo pieno di odio
kurt cobainI pensieri criminali di Cobain andarono ben oltre l'idea fissa di assassinare Lynn Hirschberg, e si estesero persino a sua moglie. Ad un certo punto, si dovette intervenire per impedirgli di uccidere Courtney Love 33. Inoltre, Cobain nutriva un avversione feroce per l'umanità in generale. La Sacra Scrittura ci ricorda che Satana è omicida fin dal principio. Come suo padre, il diavolo, Cobain covava un odio così profondo per tutta l'umanità da giungere a dichiarare che «se fosse per me, si potrebbe sparare al 99% dell'umanità», e che avrebbe salvato solamente «una o due persone» 34. Nella lettera che scrisse prima di suicidarsi, egli annotò: «Sono diventato pieno di odio verso tutte le creature umane in generale» 35. Cobain mostrava questo odio anche verso molti dei suoi fans sputando su di loro durante i concerti e offendendoli con termini spregiativi. Tuttavia, il danno arrecato ai suoi fans con gli sputi e con le offese è ben poca cosa. Il vero danno che causò a molti loro fu quello di spalancare lo stesso percorso di autodistruzione che aveva scelto e messo in pratica. La sua assoluta malvagità esibita sul palcoscenico e la disperazione che comunicò attraverso la sua musica causarono alle anime un danno incalcolabile che sarà compreso nella sua totalità solo nel Giorno del Giudizio quando sarà di fronte all'Eterno a rendere conto della sua vita. In realtà, la filosofia di Cobain era interamente crowleyana: «Fà ciò che ti piace, questa sarà tutta la legge».
Sandford, uno dei suoi biografi, afferma che «Cobain mancava di qualsiasi cosa che assomigliasse ad un'etica personale» 36. Nello stesso spirito di Crowley, Cobain rifiutò una morale assoluta, respinse l'autorità di Dio sulla sua vita e fece di Satana la sua guida suprema. Da parte sua, Satana lo favorì, perché fu attraverso il satanismo che Cobain riuscì a raggiungere il successo che aveva chiesto così insistentemente. L'alleanza di Cobain con le forze spirituali del male, aizzate contro le persone che odiava, ha soddisfatto l'odio che regnava nella sua mente.
Da un lato fu capace di sperimentare per un certo tempo il successo che aveva chiesto così insistentemente - benché in modo artificiale - e dall'altro fu in grado di sguinzagliare le potenti forze distruttive attraverso la sua musica sulla tanto detestata razza umana. Per Cobain era importantissimo minare anche il più piccolo residuo di fondamenta morali, che vennero infatti spazzate via in molti di coloro che furono iniziati al suo stile musicale.
Sandford ci dice che i Nirvana utilizzavano la loro musica come uno strumento di «sovversione dei valori tradizionali»: «I Nirvana e la nuova fauna rock di Seattle misero in mostra un certo numero di atteggiamenti e di gusti, inclusa una forma di esoticità incentrata sul punk, un'apatia pubblica, un disinteresse per il lavoro, il culto del femminismo e la sovversione dei valori tradizionali per mezzo della musica» 37. Anche l'atteggiamento favorevole di Cobain verso il femminismo fu tradito dalla sua mancanza di sensibilità e dal suo modo assolutamente brutale di trattare le donne. Così una ragazza descrive la sua esperienza con Cobain:
«Kurt mi infilò brutalmente la mano tra le gambe. Fu terribile. Ansimava come un cane e schiumava dalla bocca. Io gli gridai di fermarsi e lui si mise a ridere. Con una mano mi scagliò contro il muro e con l'altro mi afferrò. Se l'altra coppia non fosse tornata, mi avrebbe sicuramente stuprato» 38. La stessa giovane prosegue dicendo: «Per quel che mi riguarda, tutte le storie che girano su "Kurt il femminista" sono uno scherzo di cattivo gusto. Lui odia le donne. Chi fà ciò che lui mi ha fatto non ha diritto ad alcun rispetto» 39.
Racconti simili riguardanti il suo atteggiamento e il suo comportamento brutale verso le donne non sono isolati, ma assai numerosi. Cobain era una persona diabolicamente perversa che spesso tormentava persino gli altri membri della sua band. Molti di quelli che conobbero Cobain dichiararono che in lui c'era qualcosa di incredibilmente malvagio che talvolta si manifestava anche fisicamente. Uno dei suoi coetanei che frequentò la stessa scuola di Cobain ha affermato che c'era in lui «una specie di minaccia. Quando metteva in mostra questo aspetto nascosto del suo carattere, sembrava che fosse uscito dal film "L'esorcista" o da uno di quei film sul satanismo» 40.
Il reporter della Press Association Graham Wright ha affermato che «Kurt passava dal Dottor Jekyl a Mister Hyde nello spazio di un minuto» 41. Questo genere di manifestazioni non dovrebbe stupirci visto che Cobain stesso ammise - come abbiamo visto - che era disposto ad adorare Satana. Uno dei membri del suo gruppo lo ha descritto come uno che poteva trasformarsi in un istante da un tipo indifferente in un «piccolo Hitler». Un'altra persona disse che stare con lui era come «vivere con il diavolo» 42. Tutte le stravaganze di Cobain non erano semplicemente una messa in scena, ma parte di quella triste tragedia che fu la sua vita. Ciò è rafforzato dal fatto che, talvolta, queste manifestazioni demoniache conducono all'autolesionismo e anche ai tentativi di suicidio.
Bruce Pavitt, comproprietario della Sub Pop Records (la prima etichetta dei Nirvana), racconta che durante un concerto a Roma, Cobain quasi si suicidò sul palcoscenico:
«Dopo quattro o cinque canzoni, Kurt smise di suonare, posò il microfono e disse che voleva buttarsi dal palco. I grossi buttafuori si eccitarono, e implorarono Cobain di buttarsi giù. E lui disse: "No, no, voglio solo tuffarmi". Era realmente giunto al suo limite. La gente vide quest'uomo che dondolava letteralmente davanti a loro e che avrebbe potuto rompersi l'osso del collo se non lo avessero afferrato» 43.
Sandford preferisce narrare questo bizzarro incidente presentando Cobain come un animale da palcoscenico:
«Per un quarto d'ora Cobain si arrampicò sui travetti, si aggrappò alle tende, dondolò da un faretto e, come una scimmia, gridò alla folla. Secondo Azerrad, Kurt mise in agitazione il backstage, dove i tecnici stavano chiedendo al loro tour manager se Kurt aveva rotto dei microfoni. Kurt afferrò entrambi i microfoni, li gettò a terra e iniziò a calpestarli fino a romperli. Poi disse: "Ora sono rotti". In seguito, Cobain annunciò che stava lasciando il gruppo, "urlò come una bestia" a Channing, e infine scoppiò in lacrime» 44.
Dopo il suo suicidio, Courtney Love disse che «Kurt aveva un sacco di fottuti demoni interiori, una grande fragilità ed era un tipo molto disturbato». Afferma Sandford nella sua biografia: «Era un diffidente, un uomo dotato di una personalità aggressiva, sempre in lotta con i demoni che lo guidavano e lo tormentavano» 45.
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Note
1 Traduzione dell'articolo originale «Kurt Cobain: Satan Worshipper»!, a cura di Paolo Baroni. Articolo reperibile alla pagina web
http://www.jesus-is-savior.com/Evils in America/Rock-n-Roll/kurt_cobain.htm
2 Cfr. D. Fricke, Kurt Cobain: The Rolling Stone Interview, del 27 gennaio 1994.
3 Cfr. C. Chrisafulli, Teen Spirit, Simon & Schuster, pag. 6, 1996.
4 Cfr. C. Sandford, Kurt Cobain, Carroll & Graff Publishers Inc., New York 1997, pagg. 206-207.
5 Ibid., pagg. 16, 54.
6 Cfr. N. Kent, The Dark Stuff, Ca Capo Press, New York 1994, pag. 341.
7 Cfr. C. Sandford, op. cit., pag. 42.
8 Ibid., pagg. 57, 165.
9 Cfr. M. Azerrad, «Inside the Heart & Mind of Nirvana», in Rolling Stone, del 16 aprile 1992.
10 Cfr. C. Sandford, op. cit., pag. 68.
11 Ibid.
12 Ibid., pag. 54.
13 Cfr. M. Azerrad, art. cit.
14 Cfr. C. Sandford, op. cit., pag. 172.
15 Cfr. S. Davis, Hammer of the Gods, Ballantine Books, New York 1985, pag. 237.
16 Ibid., pag. 104.
17 Cfr. C. Sandford, op. cit., pag. 255.
18 Cfr. D. Fricke, art. cit.
19 Cfr. C. Chrisafulli, op. cit., pag. 84.
20 Cfr. Mojo Magazine, settembre 1999, pag. 86.
21 Cfr. C. Sandford, op. cit., pag. 70.
22 Ibid., pag. 71.
23 Cfr. M. Azerrad, art. cit.
24 Cfr. C. Sandford, op. cit., pag. 10.
25 Cfr. N. Kent, The Dark Stuff, DA Capo Press, New York 1994, pag. 341.
26 Cfr. C. Sandford, op. cit., pag. 51.
27 Ibid., pagg. 268-269.
28 Ibid., pag. 359.
29 Ibid., pag. 15.
30 Cfr. N. Kent, op. cit., pag. 341.
31 Cfr. C. Sandford, op. cit., pag. 172.
32 Ibid.
33 Ibid., pag. 249.
34 Ibid., pag. 257.
35 Ibid., pag. 333.
36 Ibid., pag. 237.
37 Ibid., pagg. 104-105.
38 Ibid., pag. 90.
39 Ibid., pag. 91.
40 Ibid., pag. 23.
41 Ibid., pag. 246.
42 Ibid., pag. 53.
43 Cfr. M. Azerrad, art. cit.
44 Cfr. C. Sandford, op. cit., pag. 134.
45 Ibid., pag. 97.
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